Avvocati e magistrati non lavorano per lo stesso fine?

di Valeria Logrillo

Pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – Bari
data 18 settembre 2014

Sono una giovane avvocata penalista che esercita la professione nelle aule descritte dal Presidente della giunta ANM di Bari nella lettera al premier Renzi pubblicata dal Corriere domenica 14 settembre.

Rimango stordita dall’assenza, nella lettera del magistrato, di un qualsiasi riferimento agli avvocati.

Come se il problema dell’edilizia giudiziaria non riguardasse tutti coloro che operano  tra quelle mura, come se non fossimo tutti dalla stessa parte per garantire un servizio e consentire ai «cittadini di ottenere giustizia», come leggo nella lettera.

Mi sono avvicinata a questa professione pensando che avvocati e magistrati, ciascuno con il proprio ruolo, operano per lo stesso fine.

Ma quando gli avvocati arrivano in tribunale sono bloccati all’ingresso perché, per noi, non c’è parcheggio, mentre su una corsia preferenziale passano magistrati, personale amministrativo e polizia giudiziaria. Non comprendo ancora quale sia la differenza.

E ancora, entriamo nelle aule (piccole se non piccolissime) in cui saranno trattati 30, 40 processi e sono davvero pochi i magistrati che, con gentilezza e comprensione, crean un calendario per consentire a testimoni, imputati e avvocati di non trascorrere ore e ore in attesa della causa (ovviamente in piedi).

Poi ci sono le cancellerie, dove le copie degli atti quasi sempre le facciamo noi, mettendoci pazientemente in fila dietro una delle rare fotocopiatrici funzionanti.

turno anche questo rispettato solo tra noi avvocati, perché chiunque opera nel tribunale passa davanti per fare le proprie anche se noi paghiamo il triplo per l’urgenza (pur avendo provveduto senza scomodare nessuno).

Quando mi reco al San Paolo, presso gli uffici del Giudice di Pace (al quale nell’articolo non si fa riferimento), arrivo in udienza alle 9, con imputati e testimoni, come mi è stato insegnato e come recitano gli avvisi. Eppure molti giudici entrano in aula alle 10, rifiutandosi anche di accogliere le richieste di anticipazione o fissazione di un orario da parte dei colleghi che quella mattina devono dividersi tra più sedi, distanti l’una dall’altra.

Non posso accettare che quando si descrivono i problemi della giustizia i nostri problemi non vengano neanche sfiorati, come se la giustizia possa fare a meno degli avvocati.

Sarà l’illusione dell’età, o i valori che mi sono stati inculcati, ma credo che le visioni parziali, da qualunque parte provengano, non portano nulla di buono.

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